Nino Germanà

Chi dice no al Ponte, dice NO al futuro del Sud!
C’è chi lavora per unire l’Italia, creare lavoro, modernizzare le infrastrutture e portare sviluppo. E c’è chi scrive a Bruxelles per bloccare il Ponte sullo Stretto di Messina.
Un’opera strategica, attesa da decenni, capace di generare decine di migliaia di posti di lavoro, attrarre investimenti e collegare davvero la Sicilia al resto del Paese e dell’Europa. Il tutto nel rispetto delle norme ambientali, con tecnologie all’avanguardia e controlli rigorosi.
Opporsi a quest’opera con pretesti ideologici e scuse ambientaliste vuol dire condannare il Sud all’isolamento, all’immobilismo, alla disoccupazione. La vera battaglia ambientale si combatte con infrastrutture moderne ed efficienti, non con il no a prescindere.
Il Ponte si farà. E sarà il simbolo di un’Italia che rialza la testa e guarda avanti. Ponte e Libertà!

Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha recentemente espresso una netta opposizione alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, definendolo un’opera inutile e dannosa. Ha rifiutato l’invito del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a partecipare a un incontro sul progetto, dichiarando: «Non parteciperemo a finte riunioni e dichiarazioni vuote. Noi siamo altrove, in mezzo alla gente, con una proposta referendaria che rimetta al centro il lavoro, la lotta alla precarietà e la legalità» .
Landini ha inoltre criticato la procedura accelerata per l’autorizzazione dell’opera, sollevando preoccupazioni riguardo a possibili deroghe al Codice Antimafia e rischi di infiltrazioni mafiose nei lavori .
Tuttavia, numerosi studi e analisi indicano che il Ponte sullo Stretto rappresenterebbe un’opportunità significativa per lo sviluppo economico e infrastrutturale del Mezzogiorno. Secondo un’analisi condotta da Uniontrasporti e Openeconomics, l’opera potrebbe generare un incremento del PIL nazionale di 23 miliardi di euro, creare 36.700 posti di lavoro stabili e apportare 10,3 miliardi di euro di entrate fiscali .
Inoltre, il Ponte è parte integrante del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo delle reti transeuropee dei trasporti (TEN-T), e la sua realizzazione migliorerebbe significativamente la connettività tra la Sicilia e il resto d’Europa, facilitando il trasporto di persone e merci e riducendo i tempi di percorrenza .
La senatrice della Lega Tilde Minasi ha definito la posizione della CGIL «ideologica e pregiudiziale», sottolineando che l’opera rappresenta un passo necessario per connettere la Sicilia al resto d’Italia e rilanciare una delle aree più trascurate del Paese, generando un impatto diretto sull’occupazione .
In conclusione, mentre è fondamentale garantire la legalità e la trasparenza in ogni fase del progetto, è altrettanto importante riconoscere le potenzialità del Ponte sullo Stretto come catalizzatore per lo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno. Bloccare l’opera potrebbe significare perdere un’occasione storica per ridurre il divario infrastrutturale tra Nord e Sud e per offrire nuove opportunità alle future generazioni.
Ponte sullo Stretto di Messina
Landini è il simbolo perfetto di un sindacalismo che ha perso la bussola, che preferisce bloccare il lavoro invece di crearlo. Parla di “difendere i diritti”, ma si oppone al Ponte sullo Stretto che porterebbe occupazione, innovazione e integrazione nazionale.
Mentre migliaia di giovani emigrano per cercare un futuro che qui non c’è, lui scrive a Bruxelles per tenere il Sud fermo, scollegato, disoccupato. È lo stesso copione di sempre: dire “no” a tutto, per restare aggrappati a un passato di clientele, sprechi e immobilismo. Il tutto mascherato da ambientalismo da salotto, senza mai proporre alternative credibili.
Ma il tempo dei sabotatori dello sviluppo è finito. Il Ponte si farà, e con esso il Mezzogiorno rialzerà la testa. Piaccia o no alla CGIL, al PD o a certi professionisti del veto.
Chi ha paura del Ponte, ha paura del futuro. E il futuro non si ferma.